Surreale, così appare Željezno polje dal sedile posteriore della macchina. Ma basta mettere il piede a terra che qualcosa subito ti afferra in una morsa tagliente, ti fa perdere l'equilibrio e ti trascina giù, con violenza, fino a farti precipitare nell'ultimo girone dell'inferno, dove si respira solo fango e dove si aggirano, con lo sguardo perso nel vuoto, le ombre dei senza colpa che in un istante hanno perduto tutto.
Alcuni, come Sadeta e suo fratello, hanno rifiutato di essere evacuati e dormono in una tenda a presidio dell'unica casa di famiglia di cui resta oggi ancora qualcosa. Le altre abitazioni dei Tutnjić sono state inghiottite dalle frane, così come la moschea, scivolata di settecento metri e di cui in superficie resta oramai solo il tetto.
Dolore, pena, compassione, un senso annichilente di impotenza ti strangolano, fin quasi a farti perdere i sensi e quando vedi un uomo immerso nell'acqua del torrente, alla ricerca di chissà cosa, la tua mente si scuote di colpo e prendi a risalire la china con tutta la forza che hai, afferrandoti con le unghie sanguinanti a qualsiasi cosa pur di uscire da lì, pur di dimenticare di esserci mai stato.
Questo è Željezno polje oggi, a un mese dall'alluvione.
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non riesco a guardare senza piangere. persone che hanno perso anche il nulla che avevano......grazie Erika.
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