martedì 19 agosto 2014

Il mito di Trieste italianissima

Il mito di Trieste italianissima, che purtroppo in passato ha determinato morti, persecuzioni, esili più o meno forzati, lo si può sfatare senza creare troppo disturbo ai neuroni: basta infatti togliersi paraocchi e paraorecchie, aprire le orecchie e guardarsi intorno. Le storiche comunità slovena, greca, ebraica, serba sono state affiancate in tempi più o meno recenti da quella cinese, da quella senegalese, da quella bosniaca e, parlando più in generale, da persone provenienti da più di trenta paesi sparsi sul globo terraqueo. Persone che, per la grande maggioranza, lavorano, pagano le tasse, mandano i figli nelle scuole italiane (o slovene), spesso parlano triestino, sono perfettamente integrate nella comunità cittadina, pur conservando (e condividendo) usi e tradizioni dei paesi d'origine.

Le immagini che presento sono state realizzate tra il 2013 e il 2014 e in varie parti della città (e fuori) e, in particolare: sul Molo Audace, presso la Comunità serbo-ortodossa di Trieste, presso e con l'Associazione Bosna Trst, durante il Grand Magal di Touba organizzato dalla Comunità senegalese, presso la cooperativa sociale Lister, negli studi di Radio Fragola, durante le prove dell'Accademia della Follia, durante il corteo del primo maggio, durante la festa conclusiva del Ramadan.

Donna africana sul molo Audace di Trieste
Il Grand Magal di Touba a Trieste
Francesca Hakelskamp e Viktor Guraziu
Ana Dal Bello
Guillermo Giampietro
Taiping Radio Fragola
Sartoria sociale lister
Fatima e Vahid Saletovic
Semso Lulic e Sefik Coric
Donne italiane convertite all'Islam
Il Pope della comunità serbo-ortodossa di Trieste
Festa finale del Ramadan a Trieste
L'associazione Bosanci Trst
Il Grand Magald di Touba a Trieste
Lavoratori del Primorski Dnevnik durante il Primo maggio
Donna indiana sul molo Audace

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