Il mito di Trieste italianissima, che purtroppo in passato ha determinato morti, persecuzioni, esili più o meno forzati, lo si può sfatare senza creare troppo disturbo ai neuroni: basta infatti togliersi paraocchi e paraorecchie, aprire le orecchie e guardarsi intorno. Le storiche comunità slovena, greca, ebraica, serba sono state affiancate in tempi più o meno recenti da quella cinese, da quella senegalese, da quella bosniaca e, parlando più in generale, da persone provenienti da più di trenta paesi sparsi sul globo terraqueo. Persone che, per la grande maggioranza, lavorano, pagano le tasse, mandano i figli nelle scuole italiane (o slovene), spesso parlano triestino, sono perfettamente integrate nella comunità cittadina, pur conservando (e condividendo) usi e tradizioni dei paesi d'origine.
Le immagini che presento sono state realizzate tra il 2013 e il 2014 e in varie parti della città (e fuori) e, in particolare: sul Molo Audace, presso la Comunità serbo-ortodossa di Trieste, presso e con l'Associazione Bosna Trst, durante il Grand Magal di Touba organizzato dalla Comunità senegalese, presso la cooperativa sociale Lister, negli studi di Radio Fragola, durante le prove dell'Accademia della Follia, durante il corteo del primo maggio, durante la festa conclusiva del Ramadan.
Le immagini che presento sono state realizzate tra il 2013 e il 2014 e in varie parti della città (e fuori) e, in particolare: sul Molo Audace, presso la Comunità serbo-ortodossa di Trieste, presso e con l'Associazione Bosna Trst, durante il Grand Magal di Touba organizzato dalla Comunità senegalese, presso la cooperativa sociale Lister, negli studi di Radio Fragola, durante le prove dell'Accademia della Follia, durante il corteo del primo maggio, durante la festa conclusiva del Ramadan.
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