Grazie all'intraprendenza di Elisa Biagi e Fulvio Rogantin è nata qualche giorno fa su facebook l'iniziativa "Salviamo la scritta la verità è rivoluzionaria", al fine di preservare la ben nota scritta che Ugo Guarino (artista triestino, milanese d'adozione) disegnò sul muro esterno di uno dei padiglioni dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste negli anni '70.
Nell'ambito dell'iniziativa, sabato scorso, Fulvio Rogantin ha dato vita alla prima delle passeggiate lungo i viali dell'ex asylum triestino per parlare di Guarino e della sua opera, dentro e fuori le mura del manicomio. Non sono mancati aneddoti che l'artista ha raccontato allo stesso Rogantin, né cenni relativi alla storia del manicomio di Trieste, dalla sua nascita al suo definitivo insediamento sul colle di San Giovanni.
Per quel che mi riguarda, quando ho visto i 1500 e più like sulla pagina facebook dell'iniziativa, la prima cosa che ho pensato è stata: "Bene, ma quanti di questi 1500 ci metterebbero la propria faccia per salvare la scritta?" Di qui il progetto "Io ci metto la faccia" con l'invito a tutti a salire all'ex manicomio per farsi ritrarre davanti all'opera di Guarino. Inaspettatamente più di cinquanta persone hanno finora aderito e mi sembra quindi doveroso, dedicare questo post a loro, nella speranza che anche altri partecipino. E che partecipino non solo a questo progetto, ma all'iniziativa in sé, con i propri progetti artistici, nello spirito di quello che fu il foglio "Arcobaleno" di Ugo Guarino.
Nell'ambito dell'iniziativa, sabato scorso, Fulvio Rogantin ha dato vita alla prima delle passeggiate lungo i viali dell'ex asylum triestino per parlare di Guarino e della sua opera, dentro e fuori le mura del manicomio. Non sono mancati aneddoti che l'artista ha raccontato allo stesso Rogantin, né cenni relativi alla storia del manicomio di Trieste, dalla sua nascita al suo definitivo insediamento sul colle di San Giovanni.
Per quel che mi riguarda, quando ho visto i 1500 e più like sulla pagina facebook dell'iniziativa, la prima cosa che ho pensato è stata: "Bene, ma quanti di questi 1500 ci metterebbero la propria faccia per salvare la scritta?" Di qui il progetto "Io ci metto la faccia" con l'invito a tutti a salire all'ex manicomio per farsi ritrarre davanti all'opera di Guarino. Inaspettatamente più di cinquanta persone hanno finora aderito e mi sembra quindi doveroso, dedicare questo post a loro, nella speranza che anche altri partecipino. E che partecipino non solo a questo progetto, ma all'iniziativa in sé, con i propri progetti artistici, nello spirito di quello che fu il foglio "Arcobaleno" di Ugo Guarino.
Le motivazioni che mi hanno spinta ad aderire all'iniziativa sono molto semplici. Credo sinceramente che la scritta debba essere preservata, sia perché si tratta di un'opera d'arte, ma soprattutto perché cancellare la memoria, anzi le memorie, è un delitto contro l'umanità intera. La memoria è un diritto di tutti e ancora mi sfugge (forse anche no) la ragione per cui non sia stata ancora istituita una giornata mondiale delle memorie, per dar modo a tutti, lo stesso giorno e su tutto il pianeta, di portare in piazza i propri vissuti, a sottolineare quella centralità dell'individuo, tema caro a Basaglia, che oggi viene sempre più messa in discussione.
In Italia si continua a parlare ripetutamente solo di pochissimi fatti storici, come se altre storie non fossero successe, come se le altre storie non avessero diritto di essere ricordate, raccontate e ascoltate. Fin dalla scuola elementare ci viene ripetuto che certe vicende bisogna ricordarle per evitare che in futuro si ripetano le aberrazioni del passato. Tutto ciò sarebbe corretto se servisse a qualcosa, ma mi sembra che non funzioni granché, se leggo bene ciò che sta accadendo adesso in Palestina, in Siria e in altre parti del mondo. A maggior ragione, dunque, sarebbe necessaria una riflessione seria su questo tema. E sarebbe opportuno, in questo contesto, ricordare, da un lato, TUTTI gli stermini di massa (Cambogia, Argentina, Chile, Bosnia, Palestina, per citarne alcuni) perpetrati dall'uomo verso i suoi simili, dall'altro anche i momenti in cui gli esseri umani hanno riacquistato dignità, libertà, vita, come è accaduto a Trieste ai tempi in cui Guarino scrisse sul muro di un padiglione del manicomio "La verità è rivoluzionaria".
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