"Questa non è una fiaba per bambini, è una storia vera, da matti.
Il diciotto agosto dell'ottantadue, appena uscito dall'ospedale, mi sono chiuso in camera, ho messo due armadi e un comodino davanti alla porta, poi mi sono disteso sul letto come un astronauta. Da fuori della porta mi chiamavano tutti: "Esci! Esci!".
"No, no! Sono in volo nella nave spaziale, non disturbatemi, voi siete di un altro mondo" E intanto passavano le ore...E io incrociavo stelle e galassie e uccelli strani. Lo specchio faceva da oblò e il soffitto da firmamento. E da fuori, assai preoccupati: "Esci! Esci! Oh, Dio, è diventato matto!".
Io continuavo a volare, ancora duemila anni luce e sarei arrivato al sole. Le ombre sui muri diventavano meteoriti e i rumori delle automobili si trasformavano nel rombo del motore della nave spaziale.
E sono trascorsi due giorni "Esci! Esci! Non mangi?! Oh, Dio! E' matto! Buttiamo giù la porta!"
Ma la porta resisteva. E io in alto, più in alto! E fuori tutta una gran confusione: "Esci! esci! Che cosa fai li' dentro? Su, da bravo! Oh, Dio, è matto".
"Lasciatemi in pace! Sono sulla nave spaziale.
Fuggo e il mondo lo vedo da lontano e gli uomini piccoli piccoli".
Sono trascorsi tre giorni. Hanno forzato la porta, hanno rovesciato gli armadi e il comodino.
Io li aspettavo nascosto sotto il letto: "Oh, Dio! Sono arrivati gli umani!".
Federico Tavan
E' con questi versi, interpretati da Claudio Misculin, che si apre lo spettacolo "Io sono Dio e non voglio guarire" dell'Accademia della Follia, andato in scena il 25 luglio 2014 a Trieste in una piazza Verdi affollata.
Scritta e diretta da Claudio Misculin la commedia è ambientata negli anni '80, poco dopo l'approvazione e l'entrata in vigore della legge 180 che, grazie principalmente all'opera di Franco Basaglia e dei suoi collaboratori, poneva fine al regime di segregazione manicomiale cui i pazienti psichiatrici erano fino a quel momento sottoposti.
Protagonisti della commedia alcuni utenti ricoverati in un centro di salute mentale e lo staff incaricato di supportarli nel percorso di reinserimento nella società civile.
Accompagnata da momenti musicali, monologhi, acrobazie, coreografie e da una scenografia minimalista, la commedia costituisce una critica molto dura nei confronti del modo in cui, dopo Basaglia, la follia, nelle sue diverse manifestazioni, è stata trattata dagli operatori del settore e cioè non nel suo significato più proprio, ma come sinonimo di malattia mentale da cui il "paziente" deve per forza guarire. "Io sono Dio e non voglio guarire" costituisce un chiaro monito verso questo tipo di approccio e offre numerosi spunti di riflessione, a partire dal concetto di follia (Clicca qui per un approfondimento sul tema).
Mi preme sottolineare che la carica rivoluzionaria contenuta nel dramma, di cui il titolo costituisce il leitmotiv, va ben oltre la follia e il marchio che le viene impresso addosso, la malattia mentale, e può essere sintetizzata in pochissime parole: la libertà è essere ciò che si è, con la consapevolezza necessaria per poter fronteggiare un mondo che tende sempre di più a vedere l'essere umano come un mezzo e sempre meno come fine.
Il diciotto agosto dell'ottantadue, appena uscito dall'ospedale, mi sono chiuso in camera, ho messo due armadi e un comodino davanti alla porta, poi mi sono disteso sul letto come un astronauta. Da fuori della porta mi chiamavano tutti: "Esci! Esci!".
"No, no! Sono in volo nella nave spaziale, non disturbatemi, voi siete di un altro mondo" E intanto passavano le ore...E io incrociavo stelle e galassie e uccelli strani. Lo specchio faceva da oblò e il soffitto da firmamento. E da fuori, assai preoccupati: "Esci! Esci! Oh, Dio, è diventato matto!".
Io continuavo a volare, ancora duemila anni luce e sarei arrivato al sole. Le ombre sui muri diventavano meteoriti e i rumori delle automobili si trasformavano nel rombo del motore della nave spaziale.
E sono trascorsi due giorni "Esci! Esci! Non mangi?! Oh, Dio! E' matto! Buttiamo giù la porta!"
Ma la porta resisteva. E io in alto, più in alto! E fuori tutta una gran confusione: "Esci! esci! Che cosa fai li' dentro? Su, da bravo! Oh, Dio, è matto".
"Lasciatemi in pace! Sono sulla nave spaziale.
Fuggo e il mondo lo vedo da lontano e gli uomini piccoli piccoli".
Sono trascorsi tre giorni. Hanno forzato la porta, hanno rovesciato gli armadi e il comodino.
Io li aspettavo nascosto sotto il letto: "Oh, Dio! Sono arrivati gli umani!".
Federico Tavan
E' con questi versi, interpretati da Claudio Misculin, che si apre lo spettacolo "Io sono Dio e non voglio guarire" dell'Accademia della Follia, andato in scena il 25 luglio 2014 a Trieste in una piazza Verdi affollata.
Scritta e diretta da Claudio Misculin la commedia è ambientata negli anni '80, poco dopo l'approvazione e l'entrata in vigore della legge 180 che, grazie principalmente all'opera di Franco Basaglia e dei suoi collaboratori, poneva fine al regime di segregazione manicomiale cui i pazienti psichiatrici erano fino a quel momento sottoposti.
Protagonisti della commedia alcuni utenti ricoverati in un centro di salute mentale e lo staff incaricato di supportarli nel percorso di reinserimento nella società civile.
Accompagnata da momenti musicali, monologhi, acrobazie, coreografie e da una scenografia minimalista, la commedia costituisce una critica molto dura nei confronti del modo in cui, dopo Basaglia, la follia, nelle sue diverse manifestazioni, è stata trattata dagli operatori del settore e cioè non nel suo significato più proprio, ma come sinonimo di malattia mentale da cui il "paziente" deve per forza guarire. "Io sono Dio e non voglio guarire" costituisce un chiaro monito verso questo tipo di approccio e offre numerosi spunti di riflessione, a partire dal concetto di follia (Clicca qui per un approfondimento sul tema).
Mi preme sottolineare che la carica rivoluzionaria contenuta nel dramma, di cui il titolo costituisce il leitmotiv, va ben oltre la follia e il marchio che le viene impresso addosso, la malattia mentale, e può essere sintetizzata in pochissime parole: la libertà è essere ciò che si è, con la consapevolezza necessaria per poter fronteggiare un mondo che tende sempre di più a vedere l'essere umano come un mezzo e sempre meno come fine.
In ordine alfabetico il cast e i personaggi interpretati: Giulia Bordi (la matta), Barbara Busdon (la cuoca), Giuseppe Denti (il tossico), Giuseppe Feminiano (lo psichiatra), Viktor Guraziu (un matto), Francesca Hagelskamp (la volontaria), Dario Kuzma (un matto), Claudio Misculin (un matto), Gabriele Palmano (un matto).
Nessun commento:
Posta un commento