Quando percorro le strade dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste, una sensazione di vuoto mi pervade e non mi abbandona se non in rari momenti. Affidandomi alla Santa Ragione ho sempre attribuito questo disagio all'assenza di Franco Basaglia e al fatto che la sua opera fosse rimasta incompiuta o comunque in qualche misura deviata dal sentiero che lui aveva tracciato. Su quest'ultimo aspetto ho più che certezze che dubbi, ma sul primo punto devo ammettere che sono stata vittima di quella strana epidemia, protagonista di uno dei capolavori di José Saramago, che fa vedere tutto bianco a chi né è colpito.
In preda alla Cecità, dunque, mi sono recata sabato pomeriggio alla festa per i trent'anni di Radio Fragola e quando "I fastidio" hanno intonato "I wish you were here" dei Pink Floyd, ho pensato per prima cosa "vorrei davvero che oggi fossi qui anche tu, Franco Basaglia, per bere un calicetto, fumarti una sigaretta, farti un paio di risate con gli amici".
Ma, come accade nel romanzo del grande scrittore portoghese, dove alla fine i sopravvissuti riacquistano la vista, così anch'io ho iniziato lentamente a liberarmi del bianco uniforme - o della bianca uniforme se preferite - e a intravvedere delle macchie, che diventavano man mano sempre meno sfocate, fino ad assumere i contorni chiari e nitidi della certezza che non c'era ragione alcuna per piangere Basaglia, perché lui era presente e vivo più che mai negli sguardi, i volti, i gesti, i sorrisi delle persone presenti alla festa che, per questa ragione, per me resterà memorabile.
Grazie, dunque, ai volontari della Radio, alle band musicali, al team del Posto delle fragole e a tutti i presenti in generale per aver reso possibile un evento così prezioso.
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