lunedì 27 aprile 2015

Le fabbriche del consumo

Le fabbriche del consumo di giorno non dormono mai, nemmeno nei giorni di festa, alcune neanche il 25 aprile, il giorno della liberazione dal nazi-fascismo. "W la resistenza, W la libertà" si sente dire alla Risiera di san Sabba a Trieste, durante la commemorazione; "W il consumismo, W il liberismo" echeggiano invece le mura anonime dei numerosi shopping center aperti questo fine settimana. "Una mattina, mi sono svegliato, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, una mattina, mi son svegliato e ho trovato il WTO". No, non termina così "Bella ciao", la celebre canzone partigiana, termina così invece la realtà in cui viviamo, quella modernità che si esprime anche attraverso la negazione della libertà, per molti, di poter riposare in un giorno di festa o di poter partecipare alle commemorazioni alla Risiera, perché costretti a respirare l'aria viziata della claustrofobia alienante del consumo a tutti i costi.
Per tenere alto il nome di quelli che combatterono e morirono per la Libertà (non per il Liberismo) non bastano (anche se sono doverose) le giuste e belle parole, sono necessari degli atti concreti, a partire dalla riaffermazione del diritto di godersi le giornate di festa (domeniche incluse) da parte di tutti quelli cui è stato negato, in nome di quella deregulation così cara a Margaret Thatcher e così cara agli esecutori testamentari della Lady di ferro, di cui non condivido il pensiero, ma condivido (estrapolandola dal contesto) una sola frase "Oh, ma vede, non si ottiene mai nulla senza fare un po’ di casino".


Statua Saba Trieste

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