Cari amici di Trieste e non,
vi scrivo questa lunga lettera colma di tristezza e al contempo di rabbia. Ieri pomeriggio mi hanno raccontato la storia di Francesca, una bellissima donna che si è ammalata a 42 anni ed è morta a 52, dopo dieci anni di terribili sofferenze. Tutto è iniziato con un cancro all'utero, seguito poi da un cancro all'intestino, ai polmoni e, infine, al cervello. Dieci ricoveri ospedalieri, isterectomia, radioterapia, resezione totale dell'intestino, lobotomia parziale del polmone in cui c'era carbone, non hanno potuto niente, Francesca è morta di arresto cardiaco: il cuore alla fine non ha retto a un dolore atroce, inimmaginabile, che nemmeno la morfina riusciva a placare.
Ma la storia di Francesca, purtroppo, non è l'unica. La mamma di Susanna ha subito la stessa sorte, a 56 anni, il papà di Amina a 52, il figlio di Massimo a 30, il marito di Deborah a 46 e quello di Barbara a 64. Lo stesso è accaduto alla mamma di Elena e al marito di Lisa che vive in una palazzina dove altre quattro persone sono morte di cancro e, attualmente, metà delle famiglie ha in casa un malato grave. Cesare soffre di broncopatia cronica, Giuseppe e Lina hanno una capacità polmonare pari al 50%, Carmine ha un tumore allo stomaco, Stefania soffre d'asma da quando aveva cinque anni, Tiziana soffre di allergie di vario genere, così come Maria e Sarah, mentre Giuseppe ha un tumore alla prostata e sua figlia è stata operata di tumore al seno.
Tutte queste persone hanno la stessa maledettissima colpa: quella di vivere o di essere vissute nei quartieri di Valmaura e di Servola dove fra l'altro si trovano, in ordine alfabetico: un agglomerato, un altoforno, asili, bar, campi da tennis, una cokeria, chiese, farmacie, un gasometro, ipermercati, una macchina colare, macellerie, panetterie, la risiera di San Sabba, ristoranti, scuole, stadi, la superstrada.
Ad eccezione di S.E.N.T.I.E.R.I *** (che però analizza un'area più vasta, che coincide con il comune di Trieste, nel caso specifico) nessuna ricerca è stata fatta per stabilire una relazione tra i tanti morti e ammalati di cancro o di altre patologie respiratorie e cardiovascolari nei due rioni e una o più delle voci prima elencate.
Ma, probabilmente, cattedratici e luminari di ogni sorta, nella loro fine conoscenza dei fatti, hanno capito prima di me che morte per cancro e malattie respiratorie vanno ricercate nel volere di Dio, nelle cattive abitudini delle persone, oppure nella percezione soggettiva dell'inquinamento che tante conseguenze psicosomatiche può avere sul vivere quotidiano delle persone.
Ma come si vive a Servola e Valmaura adesso? Male, molto male, direi in preda all'esasperazione, alla frustrazione, alla rabbia e all'impotenza. Cristiano, Serena, Deborah, Paola e Barbara passano le giornate a ripulire la casa da una strana polvere nera luccicante, che arriva non si sa da dove (forse dalla Risiera?), che viene su con la calamita e si intrufola nei posti più impensabili, come il frigorifero o il bagno senza finestre, a casa di Anita e Carlo. Elena vive 365 giorni all'anno con finestre chiuse e tapparelle abbassate, per evitare che la polvere entri in casa. Il suo cane luccicava, così come luccicavano i bei capelli neri di Maria, quando era piccola, e la coppa Tiziana che di tanto in tanto mangiava d'estate insieme alle sue amichette.
Nessuna delle persone con cui ho parlato si sogna lontanamente di mettere a stendere i panni all'aria aperta tranne quando c'è bora che, per indiscutibile pietà divina nei confronti degli abitanti della zona, trascina la polvere a Muggia dove, come mi racconta Mario il pescatore, le barche di mattina sono ricoperte di nero e, a volte, si arrugginiscono.
E che dire del rumore? Quando si smonta dall'autobus numero 8 in via Pitacco (Servola) è fastidiosamente sordo, ma scendendo verso la ferrovia, si fa sempre più forte, fino a diventare insopportabile (colpa dei treni?). A causa di quel rumore Loredana di notte spesso non riesce a dormire e deve assumere sonniferi. Alice invece è costretta a blindarsi in casa dietro finestre e porte-finestre con serramenti in alluminio, la stessa misura che ha adottato Giorgio per proteggere le sue orecchie e quelle dei suoi familiari da quella strana accozzaglia di frastuoni, fatta di ronzii, stridii, cigolii, suoni di sirene, tonfi e risucchi che supera i 60 decibel 24 ore su 24 a casa di Matilde, con punte fino a 70. E per ultimo viene di nuovo Mario il pescatore che a volte sobbalza sulla barca per gli scoppi senza preavviso che provengono dalla riva (colpa dei campi da tennis?).
E finiamo con l'odore, che è difficilmente descrivibile (colpa dell'asilo nido di Valmaura?). A tratti sembra zolfo, a tratti invece, quando compaiono all'orizzonte dei fumi marrone scuro (i fumogeni degli stadi?), si fa acido, di un acido metallico che induce i visitatori (gli abitanti sono oramai abituati, non se ne accorgono nemmeno) a coprirsi immediatamente bocca e naso con una sciarpa o un fazzoletto anche se tutto questo indaffararsi non serve a niente: la bocca si riempie di sabbia, gli occhi bruciano, la gola di notte diventa un vulcano.
"Ma perché non ve ne andate da là?", è la domanda che spesso i residenti di Servola e Valmaura si sentono fare. "Non è che fate tutto sto casino perché avete comprato la casa a basso prezzo e adesso volete rivenderla a un prezzo più alto?", sussurrano i più maliziosi sui social network. Io non abito a Servola e credo, quindi, di poter esprimere un parere oggettivo, non condizionato da rumore, fumo, polvere, cenere, o altro. Perciò replico con una domanda: "Vi sembra che 220.000.000 euro per un appartamento di 85 metri quadrati a Servola sia un prezzo basso?" Ecco, vi siete risposti da soli.
E se non vi basta, pensate un momento agli abitanti delle case popolari di via Soncini o di Valmaura. Va da sé che se una persona abita in una casa ATER non dispone di grosse risorse economiche per decidere come e quando cambiare casa: Filippo e suo fratello, ad esempio, sopravvivono grazie allo stipendio della mamma e poco più; Anita e Giuseppe mangiano una volta al giorno perché di più non possono permettersi.
Alcuni residenti delle case ATER di Valmaura hanno chiesto di essere trasferiti da altre parti ma, almeno le persone con cui ho parlato, non sono riuscite nel loro intento. "Io ho chiesto il cambio più volte", mi ha detto Giorgio "ma chi vuoi che venga a stare a Valmaura, con la ferriera?"
Già, la ferriera. Non ne avevo parlato finora. Cos'è? E' uno stabilimento siderurgico, composto primariamente da: cokeria, agglomerato, altoforno, macchina colare, gasometro. Datato 1896, produce attualmente carbon coke, gas e ghisa (lega di coke e minerale di ferro).
Carbone! Ferro! Gas! Non saranno mica questi elementi che…? Ma non ci sarà mica una relazione tra questo e…? Ma no! Ma figuriamoci! Ma dai! Macché! Va tutto bene! Va tutto così maledettamente bene, in termini di salute pubblica, che decine e decine di proteste, denunce, segnalazioni, nel corso degli anni, nonché i 127 giorni di sforamenti di PM10, registrati nel 2015 dalla centralina dell'ARPA di via san Lorenzo in Selva, sono ad oggi rimaste di fatto lettera morta e, nonostante i vari servizi di programmi TV nazionali sul tema, la coscienza di molti concittadini è rimasta candidamente dormiente.
Che sia dovuto a disinformazione, menefreghismo, apatia, ignoranza o altro, tale mancanza di coscienza riguardo ai problemi di Servola e Valmaura è davvero insopportabile, come l'odore, il rumore, la polvere, la malattia e la morte che gli abitanti di quei quartieri subiscono e continuano a subire.
Per rispetto soprattutto di Francesca e delle altre persone morte o ammalate chiedo a tutti di fare uno sforzo e di uscire da quell'indifferenza che Antonio Gramsci, tanto caro a molti, quasi cent'anni fa definiva così: "L'indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"
Io me lo sono chiesta. E voi?
Se dubitate, andate a fare un giretto a Valmaura e Servola, a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi giorno dell'anno, ascoltate, guardate e respirate a pieni polmoni. Soprattutto parlate con la gente.
Dimenticavo: se quando tira bora la polvere va a Muggia, quando il vento soffia dall'altra parte dove va?
N.B. Per proteggere la privacy delle persone sono stati usati nomi di fantasia. Le storie che le persone hanno raccontato, invece, sono tristemente vere.
*** il progetto S.E.N.T.I.E.R.I (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) riguarda l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (SIN). Finanziato dal Ministero della Salute, è iniziato nel 2007 e si è concluso nel 2010.
Nel 2011 sono stati pubblicati i primi risultati relativi al periodo 1995-2002; nel 2014 ne sono stati pubblicati altri, in cui si analizzano i dati 1996-2005, eccetto Taranto, dove è stato analizzato il triennio 2006-2008).
Trieste in questa seconda pubblicazione (intitolata "Mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri") resta esclusa per quanto riguarda l'incidenza tumorale a causa di "l’elevata percentuale di autopsie effettuate in quell’area (e quindi anche di tumori identificati all’autopsia) che rende inappropriato il confronto con la popolazione di riferimento (Centro-Nord Italia).
In nessuna delle due indagini è stato considerato il comune di Muggia.
(Fonti: Rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia, anno 35 (5-6) settembre-dicembre 2011, Suppl. 4 e anno 38 (2) marzo-aprile 2014 supplemento 1)
vi scrivo questa lunga lettera colma di tristezza e al contempo di rabbia. Ieri pomeriggio mi hanno raccontato la storia di Francesca, una bellissima donna che si è ammalata a 42 anni ed è morta a 52, dopo dieci anni di terribili sofferenze. Tutto è iniziato con un cancro all'utero, seguito poi da un cancro all'intestino, ai polmoni e, infine, al cervello. Dieci ricoveri ospedalieri, isterectomia, radioterapia, resezione totale dell'intestino, lobotomia parziale del polmone in cui c'era carbone, non hanno potuto niente, Francesca è morta di arresto cardiaco: il cuore alla fine non ha retto a un dolore atroce, inimmaginabile, che nemmeno la morfina riusciva a placare.
Ma la storia di Francesca, purtroppo, non è l'unica. La mamma di Susanna ha subito la stessa sorte, a 56 anni, il papà di Amina a 52, il figlio di Massimo a 30, il marito di Deborah a 46 e quello di Barbara a 64. Lo stesso è accaduto alla mamma di Elena e al marito di Lisa che vive in una palazzina dove altre quattro persone sono morte di cancro e, attualmente, metà delle famiglie ha in casa un malato grave. Cesare soffre di broncopatia cronica, Giuseppe e Lina hanno una capacità polmonare pari al 50%, Carmine ha un tumore allo stomaco, Stefania soffre d'asma da quando aveva cinque anni, Tiziana soffre di allergie di vario genere, così come Maria e Sarah, mentre Giuseppe ha un tumore alla prostata e sua figlia è stata operata di tumore al seno.
Tutte queste persone hanno la stessa maledettissima colpa: quella di vivere o di essere vissute nei quartieri di Valmaura e di Servola dove fra l'altro si trovano, in ordine alfabetico: un agglomerato, un altoforno, asili, bar, campi da tennis, una cokeria, chiese, farmacie, un gasometro, ipermercati, una macchina colare, macellerie, panetterie, la risiera di San Sabba, ristoranti, scuole, stadi, la superstrada.
Ad eccezione di S.E.N.T.I.E.R.I *** (che però analizza un'area più vasta, che coincide con il comune di Trieste, nel caso specifico) nessuna ricerca è stata fatta per stabilire una relazione tra i tanti morti e ammalati di cancro o di altre patologie respiratorie e cardiovascolari nei due rioni e una o più delle voci prima elencate.
Ma, probabilmente, cattedratici e luminari di ogni sorta, nella loro fine conoscenza dei fatti, hanno capito prima di me che morte per cancro e malattie respiratorie vanno ricercate nel volere di Dio, nelle cattive abitudini delle persone, oppure nella percezione soggettiva dell'inquinamento che tante conseguenze psicosomatiche può avere sul vivere quotidiano delle persone.
Ma come si vive a Servola e Valmaura adesso? Male, molto male, direi in preda all'esasperazione, alla frustrazione, alla rabbia e all'impotenza. Cristiano, Serena, Deborah, Paola e Barbara passano le giornate a ripulire la casa da una strana polvere nera luccicante, che arriva non si sa da dove (forse dalla Risiera?), che viene su con la calamita e si intrufola nei posti più impensabili, come il frigorifero o il bagno senza finestre, a casa di Anita e Carlo. Elena vive 365 giorni all'anno con finestre chiuse e tapparelle abbassate, per evitare che la polvere entri in casa. Il suo cane luccicava, così come luccicavano i bei capelli neri di Maria, quando era piccola, e la coppa Tiziana che di tanto in tanto mangiava d'estate insieme alle sue amichette.
Nessuna delle persone con cui ho parlato si sogna lontanamente di mettere a stendere i panni all'aria aperta tranne quando c'è bora che, per indiscutibile pietà divina nei confronti degli abitanti della zona, trascina la polvere a Muggia dove, come mi racconta Mario il pescatore, le barche di mattina sono ricoperte di nero e, a volte, si arrugginiscono.
E che dire del rumore? Quando si smonta dall'autobus numero 8 in via Pitacco (Servola) è fastidiosamente sordo, ma scendendo verso la ferrovia, si fa sempre più forte, fino a diventare insopportabile (colpa dei treni?). A causa di quel rumore Loredana di notte spesso non riesce a dormire e deve assumere sonniferi. Alice invece è costretta a blindarsi in casa dietro finestre e porte-finestre con serramenti in alluminio, la stessa misura che ha adottato Giorgio per proteggere le sue orecchie e quelle dei suoi familiari da quella strana accozzaglia di frastuoni, fatta di ronzii, stridii, cigolii, suoni di sirene, tonfi e risucchi che supera i 60 decibel 24 ore su 24 a casa di Matilde, con punte fino a 70. E per ultimo viene di nuovo Mario il pescatore che a volte sobbalza sulla barca per gli scoppi senza preavviso che provengono dalla riva (colpa dei campi da tennis?).
E finiamo con l'odore, che è difficilmente descrivibile (colpa dell'asilo nido di Valmaura?). A tratti sembra zolfo, a tratti invece, quando compaiono all'orizzonte dei fumi marrone scuro (i fumogeni degli stadi?), si fa acido, di un acido metallico che induce i visitatori (gli abitanti sono oramai abituati, non se ne accorgono nemmeno) a coprirsi immediatamente bocca e naso con una sciarpa o un fazzoletto anche se tutto questo indaffararsi non serve a niente: la bocca si riempie di sabbia, gli occhi bruciano, la gola di notte diventa un vulcano.
"Ma perché non ve ne andate da là?", è la domanda che spesso i residenti di Servola e Valmaura si sentono fare. "Non è che fate tutto sto casino perché avete comprato la casa a basso prezzo e adesso volete rivenderla a un prezzo più alto?", sussurrano i più maliziosi sui social network. Io non abito a Servola e credo, quindi, di poter esprimere un parere oggettivo, non condizionato da rumore, fumo, polvere, cenere, o altro. Perciò replico con una domanda: "Vi sembra che 220.000.000 euro per un appartamento di 85 metri quadrati a Servola sia un prezzo basso?" Ecco, vi siete risposti da soli.
E se non vi basta, pensate un momento agli abitanti delle case popolari di via Soncini o di Valmaura. Va da sé che se una persona abita in una casa ATER non dispone di grosse risorse economiche per decidere come e quando cambiare casa: Filippo e suo fratello, ad esempio, sopravvivono grazie allo stipendio della mamma e poco più; Anita e Giuseppe mangiano una volta al giorno perché di più non possono permettersi.
Alcuni residenti delle case ATER di Valmaura hanno chiesto di essere trasferiti da altre parti ma, almeno le persone con cui ho parlato, non sono riuscite nel loro intento. "Io ho chiesto il cambio più volte", mi ha detto Giorgio "ma chi vuoi che venga a stare a Valmaura, con la ferriera?"
Già, la ferriera. Non ne avevo parlato finora. Cos'è? E' uno stabilimento siderurgico, composto primariamente da: cokeria, agglomerato, altoforno, macchina colare, gasometro. Datato 1896, produce attualmente carbon coke, gas e ghisa (lega di coke e minerale di ferro).
Carbone! Ferro! Gas! Non saranno mica questi elementi che…? Ma non ci sarà mica una relazione tra questo e…? Ma no! Ma figuriamoci! Ma dai! Macché! Va tutto bene! Va tutto così maledettamente bene, in termini di salute pubblica, che decine e decine di proteste, denunce, segnalazioni, nel corso degli anni, nonché i 127 giorni di sforamenti di PM10, registrati nel 2015 dalla centralina dell'ARPA di via san Lorenzo in Selva, sono ad oggi rimaste di fatto lettera morta e, nonostante i vari servizi di programmi TV nazionali sul tema, la coscienza di molti concittadini è rimasta candidamente dormiente.
Che sia dovuto a disinformazione, menefreghismo, apatia, ignoranza o altro, tale mancanza di coscienza riguardo ai problemi di Servola e Valmaura è davvero insopportabile, come l'odore, il rumore, la polvere, la malattia e la morte che gli abitanti di quei quartieri subiscono e continuano a subire.
Per rispetto soprattutto di Francesca e delle altre persone morte o ammalate chiedo a tutti di fare uno sforzo e di uscire da quell'indifferenza che Antonio Gramsci, tanto caro a molti, quasi cent'anni fa definiva così: "L'indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"
Io me lo sono chiesta. E voi?
Se dubitate, andate a fare un giretto a Valmaura e Servola, a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi giorno dell'anno, ascoltate, guardate e respirate a pieni polmoni. Soprattutto parlate con la gente.
Dimenticavo: se quando tira bora la polvere va a Muggia, quando il vento soffia dall'altra parte dove va?
N.B. Per proteggere la privacy delle persone sono stati usati nomi di fantasia. Le storie che le persone hanno raccontato, invece, sono tristemente vere.
*** il progetto S.E.N.T.I.E.R.I (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) riguarda l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (SIN). Finanziato dal Ministero della Salute, è iniziato nel 2007 e si è concluso nel 2010.
Nel 2011 sono stati pubblicati i primi risultati relativi al periodo 1995-2002; nel 2014 ne sono stati pubblicati altri, in cui si analizzano i dati 1996-2005, eccetto Taranto, dove è stato analizzato il triennio 2006-2008).
Trieste in questa seconda pubblicazione (intitolata "Mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri") resta esclusa per quanto riguarda l'incidenza tumorale a causa di "l’elevata percentuale di autopsie effettuate in quell’area (e quindi anche di tumori identificati all’autopsia) che rende inappropriato il confronto con la popolazione di riferimento (Centro-Nord Italia).
In nessuna delle due indagini è stato considerato il comune di Muggia.
(Fonti: Rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia, anno 35 (5-6) settembre-dicembre 2011, Suppl. 4 e anno 38 (2) marzo-aprile 2014 supplemento 1)
Grazie Erika, per questo reportage e per le tue parole.
RispondiEliminaMara
Il peggio è questo tira e molla delle autorità e della proprietà. A son di promesse e dilazioni andiamo avanti da decenni e intanto la gente sta male e tutta la città ne soffre.
RispondiEliminaDa una parte la Trieste del turismo e dall'altra la Ferriera. Il solito pesce che guizza fin che può nell'acqua sporca.La salute e l'immagine della città è la cosa più importante. Tutta Trieste è Servola!!!
GRAZIE!
RispondiEliminaTrieste può essere "Turismo" non ferriera.... il turismo crea lavoro e gioia ..la ferriera se da lavoro da anche morte ....
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