Si è svolto sabato 10 giugno a Udine il FVG Pride, il primo nella storia della nostra regione, il Friuli Venezia Giulia.
Ne parlo con Antonella Nicosia, Presidente di Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia, nonché componente del comitato organizzatore dell'evento.
Com'è andato il Pride, Antonella?
E' andato benissimo, è stato fantastico. Abbiamo avuto oltre settemila presenze, tutte allegre, tranquille, festanti. È stato veramente emozionante.
Da dove provenivano i partecipanti?
Da Slovenia, da Trieste, da Udine, da Gorizia, da Pordenone, dal Trentino, dal Veneto e anche dall'Austria.
La città di Udine mi sembra che abbia risposto molto bene.
Sì, è stato bello vedere le persone ai lati, sui marciapiedi, che aspettavano di veder passare il corteo. Qualcuno si è unito a noi, altri ci hanno applaudito. Quando siamo arrivati in piazza Libertà c'erano più di un centinaio di persone che attendevano e che si sono fermate ad ascoltare i diversi interventi.
Puoi spiegare brevemente che cos'è il Pride, quando e come è nato?
Il pride nacque a Stonewall [si intende il Stonewall Inn, Greenwich Village New York, 28 giugno 1969, ndr] e fu un moto di protesta e di ribellione alla violenza perpetrata dalla polizia nei locali gay. A dare inizio alla rivolta furono le persone transessuali. Per ricordare questa protesta (conclusasi con un pestaggio da parte della polizia), è stata istituito il Pride, un momento di ricordo che negli anni si è poi evoluto. Continua ad essere un momento di protesta, di rivendicazione dei diritti civili negati, ma è anche un momento di orgoglio e molte persone trovano il coraggio di uscire e di farsi vedere. E', infine, un momento di festa e, se siete venuti a Udine, avete visto e vissuto sicuramente l'armonia, il senso di pace, l'allegria, la gioia di essere assieme.
Quali sono i diritti civili che vengono negati?
Il diritto di potersi sposare, il diritto di poter adottare il figlio del partner, il diritto, per le persone transessuali, di avere l'alias all'Università, il diritto delle stesse all'autoderminazione, non dover per forza passare attraverso un percorso medico-chirurgico per poter esprimersi quello che si è, per ottenere il cambio di genere sui documenti. E' quanto accade già in Germania, in Italia solo in seguito a singole sentenze.
Per quel che mi riguarda è il più bel corteo a cui io abbia mai partecipato in vita mia. E mi sono sentita profondamente in imbarazzo nell'apprendere che Gorizia (la mia città di nascita) e Trieste (la mia città di residenza) non hanno dato il loro patrocinio all'evento, a differenza di decine di altri soggetti.
Trieste ha perso una magnifica occasione. Possiamo dire solo questo. La dimostrazione era sotto gli occhi di tutti. A Trieste stiamo negando l'evidenza. Si sta facendo l'amministrazione solo di chi ha votato e non si tiene tenendo conto di tutti i cittadini.
Le istituzioni sono tenute a rappresentare tutta la comunità e negare il patrocinio significa...
...escludere una parte della cittadinanza.
Il mondo presente al Pride era molto variegato. Ho visto tantissime realtà diverse che ho scoperto proprio grazie al Pride.
Siamo nel 2017, abbiamo fatto un grande lavoro a cominciare da noi stessi. L'FVG pride, il comitato FVG pride è l'insieme di tante associazioni: ArciGay Trieste e Gorizia, ArciGay Friuli, ArciLesbica Udine, la Fenice di Pordenone. È già questo è significativo: siamo riusciti a mettere tante associazioni, tante teste sotto un'unica bandiera. Allargandoci, avete visto tante associazioni che, apparentemente, non hanno niente a che fare con noi. In realtà, quello che ci accomuna è la rivendicazione dei diritti civili. C'era Amnesty international, ad esempio, c'era l'ANPI e checché ne dicano, la criticano per essere stata lì con noi, l'ANPI si sta dimostrando veramente coerente. Parliamo di diritti civili e i diritti civili riguardano tutti, riguardano gli omosessuali, riguardano le lesbiche, riguardano le persone transessuali, ma riguardano anche i rifugiati, le donne che sono comunque discriminate, a cominciare dallo stipendio, dalle posizioni di lavoro, di carriera, in politica. Quindi oramai il pride sta diventando trasversale: è una rivendicazione che riguarda tutti, non più solo la dimensione LGBT.
Anche il Sudafrica ci ha superato in fatto di diritti civili grazie alle battaglie che le persone hanno combattuto. Qui continuano a dirci che il nostro pride è una carnevalata d'estate, che fa male alla dimensione LGBT. In realtà, più lo dicono più ci convinciamo del contrario. Ai miei maggiori detrattori dico sempre “ringraziate che queste persone non prendono le armi” perché in un altro Stato, in un'altra situazione, nascono le guerre quando i diritti civili sono negati. Noi manifestiamo con la gioia, con l'amore, con la festa e con un carnevale sì, ma nel senso positivo del termine.
Dove si svolgerà il prossimo Pride?
Vedremo. Facciamo passare questo e incrociamo le dita.
E' proprio il caso di dirlo: incrociamo le dita e, aggiungo, uniamo le forze in un'unica lotta affinché in Italia e nel resto del mondo i diritti universali vengano riconosciuti a tutte e a tutti, indiscriminatamente.
Di seguito una serie di immagini realizzate durante il viaggio in pullman Trieste-Udine e nel corso del corteo. Mi è stato chiesto già da alcune persone perché le foto sono in bianco e nero e non a colori. Dò una risposta collettiva citando il maestro Gianni Berengo Gardin: "Il colore distrae sempre chi guarda una foto, si concentra più sul colore che sul contenuto" e il contenuto, in questo caso, sono i volti delle persone ritratte, la gioia, la determinazione e il senso di libertà che quei volti trasmettono. Guardate dunque i volti, chiudete gli occhi e colorate il vostro spirito con l'anima, o meglio, le tante anime che hanno animato il pride.
Ne parlo con Antonella Nicosia, Presidente di Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia, nonché componente del comitato organizzatore dell'evento.
Com'è andato il Pride, Antonella?
E' andato benissimo, è stato fantastico. Abbiamo avuto oltre settemila presenze, tutte allegre, tranquille, festanti. È stato veramente emozionante.
Da dove provenivano i partecipanti?
Da Slovenia, da Trieste, da Udine, da Gorizia, da Pordenone, dal Trentino, dal Veneto e anche dall'Austria.
La città di Udine mi sembra che abbia risposto molto bene.
Sì, è stato bello vedere le persone ai lati, sui marciapiedi, che aspettavano di veder passare il corteo. Qualcuno si è unito a noi, altri ci hanno applaudito. Quando siamo arrivati in piazza Libertà c'erano più di un centinaio di persone che attendevano e che si sono fermate ad ascoltare i diversi interventi.
Puoi spiegare brevemente che cos'è il Pride, quando e come è nato?
Il pride nacque a Stonewall [si intende il Stonewall Inn, Greenwich Village New York, 28 giugno 1969, ndr] e fu un moto di protesta e di ribellione alla violenza perpetrata dalla polizia nei locali gay. A dare inizio alla rivolta furono le persone transessuali. Per ricordare questa protesta (conclusasi con un pestaggio da parte della polizia), è stata istituito il Pride, un momento di ricordo che negli anni si è poi evoluto. Continua ad essere un momento di protesta, di rivendicazione dei diritti civili negati, ma è anche un momento di orgoglio e molte persone trovano il coraggio di uscire e di farsi vedere. E', infine, un momento di festa e, se siete venuti a Udine, avete visto e vissuto sicuramente l'armonia, il senso di pace, l'allegria, la gioia di essere assieme.
Quali sono i diritti civili che vengono negati?
Il diritto di potersi sposare, il diritto di poter adottare il figlio del partner, il diritto, per le persone transessuali, di avere l'alias all'Università, il diritto delle stesse all'autoderminazione, non dover per forza passare attraverso un percorso medico-chirurgico per poter esprimersi quello che si è, per ottenere il cambio di genere sui documenti. E' quanto accade già in Germania, in Italia solo in seguito a singole sentenze.
Per quel che mi riguarda è il più bel corteo a cui io abbia mai partecipato in vita mia. E mi sono sentita profondamente in imbarazzo nell'apprendere che Gorizia (la mia città di nascita) e Trieste (la mia città di residenza) non hanno dato il loro patrocinio all'evento, a differenza di decine di altri soggetti.
Trieste ha perso una magnifica occasione. Possiamo dire solo questo. La dimostrazione era sotto gli occhi di tutti. A Trieste stiamo negando l'evidenza. Si sta facendo l'amministrazione solo di chi ha votato e non si tiene tenendo conto di tutti i cittadini.
Le istituzioni sono tenute a rappresentare tutta la comunità e negare il patrocinio significa...
...escludere una parte della cittadinanza.
Il mondo presente al Pride era molto variegato. Ho visto tantissime realtà diverse che ho scoperto proprio grazie al Pride.
Siamo nel 2017, abbiamo fatto un grande lavoro a cominciare da noi stessi. L'FVG pride, il comitato FVG pride è l'insieme di tante associazioni: ArciGay Trieste e Gorizia, ArciGay Friuli, ArciLesbica Udine, la Fenice di Pordenone. È già questo è significativo: siamo riusciti a mettere tante associazioni, tante teste sotto un'unica bandiera. Allargandoci, avete visto tante associazioni che, apparentemente, non hanno niente a che fare con noi. In realtà, quello che ci accomuna è la rivendicazione dei diritti civili. C'era Amnesty international, ad esempio, c'era l'ANPI e checché ne dicano, la criticano per essere stata lì con noi, l'ANPI si sta dimostrando veramente coerente. Parliamo di diritti civili e i diritti civili riguardano tutti, riguardano gli omosessuali, riguardano le lesbiche, riguardano le persone transessuali, ma riguardano anche i rifugiati, le donne che sono comunque discriminate, a cominciare dallo stipendio, dalle posizioni di lavoro, di carriera, in politica. Quindi oramai il pride sta diventando trasversale: è una rivendicazione che riguarda tutti, non più solo la dimensione LGBT.
Anche il Sudafrica ci ha superato in fatto di diritti civili grazie alle battaglie che le persone hanno combattuto. Qui continuano a dirci che il nostro pride è una carnevalata d'estate, che fa male alla dimensione LGBT. In realtà, più lo dicono più ci convinciamo del contrario. Ai miei maggiori detrattori dico sempre “ringraziate che queste persone non prendono le armi” perché in un altro Stato, in un'altra situazione, nascono le guerre quando i diritti civili sono negati. Noi manifestiamo con la gioia, con l'amore, con la festa e con un carnevale sì, ma nel senso positivo del termine.
Dove si svolgerà il prossimo Pride?
Vedremo. Facciamo passare questo e incrociamo le dita.
E' proprio il caso di dirlo: incrociamo le dita e, aggiungo, uniamo le forze in un'unica lotta affinché in Italia e nel resto del mondo i diritti universali vengano riconosciuti a tutte e a tutti, indiscriminatamente.
Di seguito una serie di immagini realizzate durante il viaggio in pullman Trieste-Udine e nel corso del corteo. Mi è stato chiesto già da alcune persone perché le foto sono in bianco e nero e non a colori. Dò una risposta collettiva citando il maestro Gianni Berengo Gardin: "Il colore distrae sempre chi guarda una foto, si concentra più sul colore che sul contenuto" e il contenuto, in questo caso, sono i volti delle persone ritratte, la gioia, la determinazione e il senso di libertà che quei volti trasmettono. Guardate dunque i volti, chiudete gli occhi e colorate il vostro spirito con l'anima, o meglio, le tante anime che hanno animato il pride.
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