Gli altri vedevan siccità
A me ricordava la gonna di Jenny
In un ballo di danti anni fa...
Così inizia "Il suonatore Jones" di Fabrizio de Andre', straordinaria trasposizione musicale di una delle più belle poesie dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
Il senso di questo verso della canzone è molto chiaro e non lascia ombra di dubbio su quella che è la differenza sostanziale che passa tra "gli altri" e gli artisti. In generale, laddove i primi riconducono ciò che "vedono" (il vortice di polvere) a un comune denominatore codificato dalla logica (la siccità), gli artisti vi vedono una o più storie ("la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa").
Ma gli artisti non si limitano a vedere cose che gli altri non vedono; gli artisti generano, da ciò che vedono, qualcosa di nuovo. E lo fanno attraverso uno strumento, che può essere un pianoforte, un pennello, uno scalpello, una penna, oppure il proprio corpo.
Ed è proprio attraverso il corpo che gli artisti di Oltre quella sedia, guidati da Marco Tortul e con la collaborazione di Elisa Pincin, creano da un unico elemento di partenza universi completamente nuovi. Così, a partire da un banalissimo tubo, può nascere un passaggio, oppure un viaggio, le tenebre, la paura, lo scorrere del tempo e, con esso, il passato e il futuro.
Di più non vi posso raccontare, perché ogni ulteriore parola sarebbe del tutto fuorviante: non è la beata o sciagurata - a seconda dei punti di vista - razionalità a scatenare la creatività degli artisti e la passione degli spettatori, bensì quella che James Joyce chiamava nell'Ulisse "profondità vitale". Accontentatevi dunque di queste parole e delle foto che seguono per poi venire ad assistere al nuovo spettacolo della compagnia, "Tubi passanti", che avrà luogo domenica 4 dicembre, alle ore 11.30, presso il teatro dell'oratorio di Roiano, a Trieste.
Ed è proprio attraverso il corpo che gli artisti di Oltre quella sedia, guidati da Marco Tortul e con la collaborazione di Elisa Pincin, creano da un unico elemento di partenza universi completamente nuovi. Così, a partire da un banalissimo tubo, può nascere un passaggio, oppure un viaggio, le tenebre, la paura, lo scorrere del tempo e, con esso, il passato e il futuro.
Di più non vi posso raccontare, perché ogni ulteriore parola sarebbe del tutto fuorviante: non è la beata o sciagurata - a seconda dei punti di vista - razionalità a scatenare la creatività degli artisti e la passione degli spettatori, bensì quella che James Joyce chiamava nell'Ulisse "profondità vitale". Accontentatevi dunque di queste parole e delle foto che seguono per poi venire ad assistere al nuovo spettacolo della compagnia, "Tubi passanti", che avrà luogo domenica 4 dicembre, alle ore 11.30, presso il teatro dell'oratorio di Roiano, a Trieste.
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