Trieste e Taranto, pur essendo lontane (distano, infatti, l'una dall'altra 1046 chilometri), sono in realtà molto più vicine di quello che si potrebbe pensare, e per una semplice ragione: entrambe le città devono convivere (sempre che questo sia il termine più appropriato) con due industrie ad alto impatto sulla salute e sull'ambiente.
Si tratta, nello specifico, della Ferriera di Servola e dell'ILVA, due stabilimenti siderurgici che (e anche qui notiamo una vicinanza) si trovano a pochi passi dalle abitazioni. Ad essere maggiormente coinvolti sono, rispettivamente il quartiere di Servola (TS) e il quartiere Tamburi (TA), dove i cittadini sono a dir poco esasperati per l'odore, il rumore, la polvere che si accumula: nera a Trieste, rossa a Taranto.
Trieste e Taranto rientrano, inoltre, fra i SIN (siti di interesse nazionale per le bonifiche di aree inquinate) e risultano essere tra le aree più esposte al rischio tumori in Italia. Sarà per il traffico veicolare? Sarà per le cattive abitudini dei tarantini e dei triestini? Sarà per la vicinanza del mare? Sarà per la somatizzazione della percezione soggettiva dell'inquinamento? Sarà per colpa degli americani? Lascio la risposta agli pneumologi, agli oncologi, ai pediatri. Anzi faccio loro un appello: abbiate il coraggio di dire la vostra pubblicamente!
Sia a Trieste che a Taranto semplici cittadini si sono riuniti in associazioni per portare avanti la loro battaglia contro coloro che possono fare e non fanno nulla per riparare, come riporta una scritta del quartiere Tamburi.
Sì perché di responsabilità ci sono, eccome, soprattutto da parte delle istituzioni. Si sa, infatti, che i privati cercano di massimizzare i profitti, senza troppe remore. Ma le istituzioni? Loro compito sarebbe quello di salvaguardare gli interessi della collettività, ma il processo che si sta svolgendo a Taranto in questi giorni, sul presunto disastro ambientale provocato dall'ILVA, getta una luce fosca sulla presunta condotta di alcuni rappresentanti istituzionali.
Presunto, presunto, presunto, presunto. Ho letto questa parola tante di quelle volte che mi viene quasi la nausea. Perché diciamocelo: prima della questione giudiziaria esiste una questione morale. Non è possibile che presidenti di Regione, sindaci e quant'altro continuino a far finta di niente, a non tenere in considerazione, di fatto (a parole son tutti buoni), le problematiche che affliggono i cittadini delle due città. "Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", diceva Fabrizio de André e così la penso anch'io.
Detto questo (e ho parlato anche troppo) vi lascio alle immagini realizzate a Trieste e a Taranto. Le foto sono volutamente mescolate, allo scopo di descrivere una specifica situazione... perché di una situazione si tratta.
Si tratta, nello specifico, della Ferriera di Servola e dell'ILVA, due stabilimenti siderurgici che (e anche qui notiamo una vicinanza) si trovano a pochi passi dalle abitazioni. Ad essere maggiormente coinvolti sono, rispettivamente il quartiere di Servola (TS) e il quartiere Tamburi (TA), dove i cittadini sono a dir poco esasperati per l'odore, il rumore, la polvere che si accumula: nera a Trieste, rossa a Taranto.
Trieste e Taranto rientrano, inoltre, fra i SIN (siti di interesse nazionale per le bonifiche di aree inquinate) e risultano essere tra le aree più esposte al rischio tumori in Italia. Sarà per il traffico veicolare? Sarà per le cattive abitudini dei tarantini e dei triestini? Sarà per la vicinanza del mare? Sarà per la somatizzazione della percezione soggettiva dell'inquinamento? Sarà per colpa degli americani? Lascio la risposta agli pneumologi, agli oncologi, ai pediatri. Anzi faccio loro un appello: abbiate il coraggio di dire la vostra pubblicamente!
Sia a Trieste che a Taranto semplici cittadini si sono riuniti in associazioni per portare avanti la loro battaglia contro coloro che possono fare e non fanno nulla per riparare, come riporta una scritta del quartiere Tamburi.
Sì perché di responsabilità ci sono, eccome, soprattutto da parte delle istituzioni. Si sa, infatti, che i privati cercano di massimizzare i profitti, senza troppe remore. Ma le istituzioni? Loro compito sarebbe quello di salvaguardare gli interessi della collettività, ma il processo che si sta svolgendo a Taranto in questi giorni, sul presunto disastro ambientale provocato dall'ILVA, getta una luce fosca sulla presunta condotta di alcuni rappresentanti istituzionali.
Presunto, presunto, presunto, presunto. Ho letto questa parola tante di quelle volte che mi viene quasi la nausea. Perché diciamocelo: prima della questione giudiziaria esiste una questione morale. Non è possibile che presidenti di Regione, sindaci e quant'altro continuino a far finta di niente, a non tenere in considerazione, di fatto (a parole son tutti buoni), le problematiche che affliggono i cittadini delle due città. "Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", diceva Fabrizio de André e così la penso anch'io.
Detto questo (e ho parlato anche troppo) vi lascio alle immagini realizzate a Trieste e a Taranto. Le foto sono volutamente mescolate, allo scopo di descrivere una specifica situazione... perché di una situazione si tratta.