Immersi com'erano nella campagna elettorale per accaparrarsi una poltroncina al Parlamento europeo, la quasi totalità degli esponenti locali e nazionali di partiti e movimenti (la parola “politico” la riservo per contesti e fini più nobili e soprattutto più vicini al significato proprio del termine), non si sono accorti delle devastanti alluvioni che hanno sommerso nei giorni scorsi Bosnia Erzegovina (d'ora in avanti BiH), Serbia e, in misura minore, Croazia. E pensare che Doboj, in BiH, per fare un esempio, dista soltanto 468 chilometri da Trieste (Roma ne dista 683).
La stampa italiana non è stata da meno, soprattutto quella televisiva, impegnata a inquadrare e a porgere il microfono a parlamentari, ministri, assessori, candidati, oltreché alla Bellucci e alla Loren, nel corso del festival del cinema di Cannes.
Tuttavia, già il 16 maggio si poteva leggere su Internet di 7250 persone evacuate in Serbia (fonte: www.vesti-online.com), mentre il 19 maggio, il consiglio dei ministri della BiH annunciava a mezzo stampa (varie fonti riportano la notizia, tra cui www.pogled.ba) che l'alluvione aveva colpito 1.5 milioni di bosniaci e che 950.000 avevano dovuto lasciare la propria casa (la Bosnia-Erzegovina ha una popolazione di 3.970.000 abitanti).
Lo stesso giorno, Zlatko Lagumdzija, Ministro degli Affari Esteri della BiH, organizzava a Sarajevo un incontro con gli ambasciatori e i rappresentanti delle organizzazioni internazionali per discutere dell'invio di aiuti urgenti al paese. Durante la conferenza stampa il ministro ha dichiarato che circa 100.000 case erano state distrutte o danneggiate dalle inondazioni e frane, così come 230 scuole e strutture sanitarie (fonte: www.vijesti.ba)
RTV Slovenija, il 22 maggio, ha comunicato che il numero dei morti era salito a 56 (27 in BiH, 27 in Serbia, 2 in Croazia), un numero sicuramente non definitivo, perché molte zone sono ancora allagate, e comunque destinato a crescere se l'intervento umanitario non sarà tempestivo ed efficace. Uno dei principali problemi, infatti, è costituito dall'acqua potabile che, stando sempre a quanto riportato da RTV Slovenija, non sarebbe accessibile a un quarto della popolazione bosniaca, con il conseguente rischio di epidemie anche a causa delle alte temperature, già intorno ai 25-30°C in alcune delle zone devastate dalle alluvioni.
Nella sola Serbia, dove le persone evacuate sono più di 30.000, l'ammontare dei danni supera il miliardo di euro (fonte: www.siol.net). Michael Davenport, capo della delegazione europea a Belgrado, ha annunciato che la Serbia potrà contare su 30 milioni di euro per risolvere i problemi più urgenti. Inoltre, riferiva sempre Davenport, in qualità di “paese candidato che ha giù iniziato le procedure di ammissione, (all'UE, ndr) la Serbia può ottenere l'accesso al Fondo di solidarietà dell'UE, come qualsiasi stato membro...”. (fonte. www.europa.rs)
Per la BiH, invece, “che non ha lo status di candidato, l'accesso ai fondi è complicato” ha affermato il 19 maggio Kristalina Georgieva (Commissario europeo per la Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi), aggiungendo che sarebbe stato necessario escogitare altri meccanismi di aiuto (fonte: www.klix.ba). Quali? Non è dato sapere.
Su richiesta da parte di Serbia e BiH, nel frattempo, l'Unione Europea ha attivato un'operazione di protezione civile che coinvolge mezzi di soccorso di vario genere e 400 operatori provenienti da alcuni stati membri. Più precisamente, sono già stati o verranno inviati in Serbia “imbarcazioni di salvataggio, pompe ad alta capacità e squadre operative da Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia” (fonte: ec.europa.eu).
All'appello lanciato invece dalla BiH, in termini di “elicotteri per operazioni di salvataggio ed evacuazione, barche a motore, generatori, sacchi di sabbia, tende, coperte e kit di aiuti umanitari” hanno finora risposto “Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Regno Unito”. (fonte: ec.europa.eu). L'Italia, seppur non citata, sta già predisponendo l'invio di operatori della protezione civile da Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento e Molise. (fonte: www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it)
In settimana, riferiscono il 26 maggio dalla centrale di Palmanova, è prevista la partenza di trenta volontari della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia con destinazione Bosnia-Erzegovina, dove si trovano già all'opera alcuni colleghi (da FVG e Trento) per effettuare sopralluoghi e valutazioni tecniche.
Per quanto riguarda i finanziamenti, invece, in un comunicato della Farnesina del 18 maggio si può leggere: “L'Italia ha aderito immediatamente all'appello delle autorità di Serbia e Bosnia, dopo le inondazioni che hanno colpito i due Paesi, ed è stato deciso l'invio di 300.000 euro di aiuti umanitari.” Di questi 300.000 euro 200.000 sono destinati alla Serbia e 100.000 alla Bosnia-Erzegovina (fonte: www.esteri.it). Una cifra che si può tranquillamente definire un insulto se consideriamo, ad esempio, che non copre nemmeno la metà di quanto speso per il “ponte curto” (ponte corto) sul Canal Grande di Trieste.
Per quanto riguarda i finanziamenti, invece, in un comunicato della Farnesina del 18 maggio si può leggere: “L'Italia ha aderito immediatamente all'appello delle autorità di Serbia e Bosnia, dopo le inondazioni che hanno colpito i due Paesi, ed è stato deciso l'invio di 300.000 euro di aiuti umanitari.” Di questi 300.000 euro 200.000 sono destinati alla Serbia e 100.000 alla Bosnia-Erzegovina (fonte: www.esteri.it). Una cifra che si può tranquillamente definire un insulto se consideriamo, ad esempio, che non copre nemmeno la metà di quanto speso per il “ponte curto” (ponte corto) sul Canal Grande di Trieste.
Ma questa considerazione, di carattere piuttosto “rionale”, non rende molto l'idea. Ennio Remondino, storico corrispondente RAI nei Balcani, in un bell'articolo pubblicato su www.remocontro.it il 20 maggio scorso ("(“Spiccioli sui Balcani 6 missioni Tornado con bombe umanitarie)"), osserva che il numero delle ore di volo degli aerei italiani (F-104, Tornado, AMX, B-707, G-222, C-130 ) coinvolti nella missione Nato contro la Serbia nel 1999, ammonta a 6555. Un'ora di volo di un cacciabombardiere Tornado, dice sempre Remondino, costa complessivamente 35.014,01 euro.
Fate dunque voi il conto di quanto si è speso per bombardare la Serbia e confrontatelo con i 300.000 euro elargiti dalla Cooperazione italiana in questo frangente alle popolazioni colpite dalle alluvioni di cui oltretutto fra qualche giorno, fra qualche settimana tutti si dimenticheranno, a meno che un turista italiano, o meglio un bambino italiano (questo sì che fa notizia, scusate il cinismo), non si faccia saltare mano o piede a causa di una delle innumerevoli mine che hanno preso a girare indisturbate a causa delle inondazioni, come quella che è esplosa a Brčko (BiH) il 20 maggio ma che, per fortuna, non ha provocato morti o feriti.
Per quanto mi riguarda non ho intenzione di mollare la presa finché la situazione non sarà tornata alla normalità. Così come non hanno nessuna intenzione di spostare i riflettori né la comunità serbo-ortodossa di Trieste con i suoi cento volontari, né “Bosna Trst” (associazione dei bosniaci a Trieste, presieduta da Mujo Alekić, che conta una cinquantina di persone), i cui appelli per aiuti umanitari e finanziari alle popolazioni colpite dall'alluvione nei Balcani hanno già prodotto risultati: 4 camion e vari furgoni carichi di acqua, generi alimentari, prodotti per l'igiene personale, pannolini, disinfettanti, abbigliamento, calzature, e altro sono finora partiti da via Genova 12 (sede della Comunità serbo-ortodossa di Trieste) con destinazione Croce Rossa di Belgrado (3 camion di 70-80 metri cubi circa) e Chiesa serbo-ortodossa di Doboj (1 camion di 50-60 metri cubi e 2 furgoni), che hanno il compito di distribuire gli aiuti fra la popolazione, come spiega padre Raško Radović.
Dal canto suo “Bosna Trst”, costituitasi una settimana fa, e con largo anticipo rispetto ai tempi previsti proprio per poter prestare soccorso ai connazionali in Bosnia-Erzegovina, è riuscita finora a inviare alla Croce Rossa di Doboj jug 3 furgoni carichi di generi di prima necessità (cibo, acqua, abbigliamento per bambini e adulti, disinfettanti, etc). Nel solo ICTP (Centro internazionale di fisica teorica) di Miramare, sono stati raccolti capi di abbigliamento quantificabili in due automobili stracariche, grazie soprattutto all'intraprendenza e partecipazione di Katrina Danforth. E qui il pensiero non può non tornare ai 300.000 euro della Cooperazione italiana, pari a circa 0,005 euro per abitante della Penisola.
A differenza dell'intervento istituzionale, la partecipazione “dal basso” finora è stata buona, e ha coinvolto persone di ogni età, sesso, religione, nazionalità. Difficile quantificare ma sicuramente più di cinquecento persone a Trieste e dintorni hanno portato aiuti presso la Comunità serbo-ortodossa, come spiega Zlatimir Selaković, presidente della Comunità stessa, e circa centoventi/centotrenta persone all'associazione Bosna Trst.
Ho passato un pomeriggio, una sera e una mattina a documentare l'attività dei volontari, uomini, donne, giovani, giovanissimi, di entrambe le organizzazioni, intenti a smistare gli aiuti, a contrassegnarli con penna indelebile come generi gratuiti, a impacchettarli a seconda del contenuto (pasta, zucchero, abbigliamento per bambini, pannoloni per adulti, disinfettanti, cibo in scatola, etc...) a numerare e caricare i pacchi su camion e furgoni. Tutti erano visibilmente provati, visto che la maggioranza ha un lavoro e una famiglia da portare avanti, ma con una carica e una determinazione in corpo che raramente mi è capitato di vedere.
A loro dunque dedico queste immagini che ho scelto volutamente di organizzare non in ordine cronologico, né in ordine alfabetico, né in qualsiasi altro ordine, ma solo sulla base della mia spinta emotiva.
E a proposito di “spinta emotiva” termino dicendo che essa è sicuramente importante, ma non sufficiente. Molte zone sono ancora sotto l'acqua, come accade nel comune di Šamac, nella parte Nord della BiH, sulla riva destra della Sava. Qui servono soprattutto pompe per l'acqua ma anche “badili, guanti, stivali, prodotti per l'igiene personale e la disinfezione”, e il cibo sarà sufficiente per una settimana, come dichiarato dal sindaco del comune (fonte: www.oslobodjenje.ba, 26 maggio). Non meno drammatica la situazione a Maglaj dove, come dichiara il sindaco, sono allagate 1550 tra case e appartamenti; 436 edifici sono sotto minaccia di frana; 4500 persone sono senza casa; nessun esercizio commerciale ha riaperto l'attività, ad eccezione del distributore di benzina (fonte: www.radiosarajevo.ba, 27 maggio).
L'appello, da parte mia, è quello di tenersi costantemente aggiornati e di continuare a portare gli aiuti nelle numerose realtà sparse un po' in tutta Italia e il cui elenco completo potete trovare sulla pagina facebook “Aiuto per Bosnia, Serbia e Croazia – alluvione 2014.
Un appello in questo contesto è stato lanciato dalle Ambasciate di Serbia e Bosnia-Erzegovina, con indicazione dei numeri di conto corrente su cui poter effettuare bonifici diretti all'aiuto delle popolazioni colpite (vedi a fondo pagina gli appelli).L'appello, da parte mia, è quello di tenersi costantemente aggiornati e di continuare a portare gli aiuti nelle numerose realtà sparse un po' in tutta Italia e il cui elenco completo potete trovare sulla pagina facebook “Aiuto per Bosnia, Serbia e Croazia – alluvione 2014.
Per chi abita a Trieste e dintorni, invece, in calce si possono trovare alcune informazioni utili riguardo agli aiuti necessari in questo momento e ai centri che li raccolgono.
Info utili per Trieste e dintorni:
1) i vestiti usati, in questo momento, soprattutto se rovinati, servono meno di cibo, acqua, disinfettanti, prodotti per l'igiene, pannolini per bambini e adulti;
2) candele, torce, pile sono fra i generi richiesti, in quanto la corrente elettrica non è stata ripristinata ancora ovunque;
I centri di raccolta presenti a Trieste sono:
I centri di raccolta presenti a Trieste sono:
1) la Comunità serbo-ortodossa, in via Genova 12, è aperta dalle 09.30 alle 19.30 tutti i giorni;
2) l'Associazione Bosna Trst, in via Pascoli 45 (via Pascoli alta, proprio sotto via Rossetti) è aperta tutti i giorni dalle 10.00 di mattina fino alle 20.00. Prima delle 17.00, è preferibile però telefonare ad uno dei seguenti numeri: 3891165108 (Jasmin), 3407272406 (Sefik), 3282155108 (Mujo). Potrebbe darsi, infatti, che i volontari siano al lavoro oppure in giro per la città a raccogliere gli aiuti da parte di chi è impossibilitato a portarli per motivi di età, perché non dispone di mezzi, etc.
3) Udruženje BiH Trieste /Associazione Bosnia Erzegovina di Trieste -ASSOBIH-Trieste in Via Cologna 75, ogni giorno dopo le 17:00 o telefonando a Smail 3292721621.
3) Udruženje BiH Trieste /Associazione Bosnia Erzegovina di Trieste -ASSOBIH-Trieste in Via Cologna 75, ogni giorno dopo le 17:00 o telefonando a Smail 3292721621.
Per andare/tornare alla pagina dedicata all'Alluvione in Bosnia Erzegovina clicca qui.
Appello dell'Ambasciata della Repubblica di Serbia
Le piogge che hanno provocato pesanti alluvioni stanno flagellando la Serbia da diversi giorni, con il massimo stato di emergenza per le inondazioni, il cui bilancio ad oggi è di 17 morti e di diverse migliaia di sfollati, ma il numero definitivo delle vittime si potrà sapere solamente quando le alluvioni finiranno.
Nella storia della Serbia non sono state registrate alluvioni così pericolose. Si tratta della peggior catastrofe degli ultimi 120 anni.
Grazie all’impegno congiunto di tutti, del Governo della Repubblica di Serbia, delle istituzioni statali e della popolazione, ci si è attivati onde impedire ulteriori gravi danni. Ai soccorsi – insieme alle Forze armate, appoggiate da mezzi pesanti ed elicotteri – partecipano oltre 10.000 volontari, i quali hanno costruito le barricate lungo le argini dei fiumi per la protezione dal livello crescente di acqua.
Tuttavia, per salvare le vite umane e risanare i danni, la Serbia ha bisogno di aiuto, di tutti i tipi di donazioni – medicinali, indumenti, prodotti per disinfezione e altro.
Il popolo italiano, con cui vantiamo una lunga e tradizionale amicizia, deve conoscere le dimensioni della tragedia che ha colpito la Serbia, e a tal fine i media sono gli unici atti ad aiutarci.
Gli aiuti si possono consegnare presso la sede dell’Ambasciata della Repubblica di Serbia a Roma e dei Consolati della Repubblica di Serbia a Trieste e a Milano.
Le donazioni si possono effettuare sul conto dell’Ambasciata della Repubblica di Serbia a Roma – AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA DI SERBIA, IBAN: IT86 I 02008 05120 000400724321 SWIFT: UNCRITM1723, UNICREDIT BANCA – o tramite il servizio PayPal sull’indirizzo floodrelief@gov.rs.
La Repubblica di Serbia ringrazia il governo della Repubblica Italiana e il Ministero degli Esteri, on. Federica Mogherini, dell’aiuto offerto ad oggi nonché della solidarietà e apprezza altamente il gesto di amicizia espresso dalla parte italiana.
Le informazioni su come aiutare si possono trovare sul sito dell’Ambasciata della Repubblica di Serbia www.roma.mfa.gov.rs. Le informazioni dettagliate nonché le fotografie e le videoregistrazioni dei territori colpiti dalle alluvioni si possono trovare sui siti seguenti: www.srbija.gov.rs, www.mod.gov.rs, www.glassrbije.org.
Appello dell'Ambasciata di Bosnia ed Erzegovina
Le piogge torrenziali che si sono riversate durante questo mese sulla Bosnia ed Erzegovina, di intensità mai registrata finora, hanno causato alluvioni di proporzioni catastrofiche con conseguenze difficilmente quantificabili, per la popolazione e i beni materiali nel nostro paese.
La catastrofe ha colpito un milione e mezzo di cittadini della Bosnia ed Erzegovina, dei quali 950.000 hanno dovuto spostarsi altrove per salvarsi. Più del 40 per cento del territorio della Bosnia ed Erzegovina e' stato invaso dalla forza distruttrice delle acque.
Purtroppo, nelle alluvioni più di 20 persone hanno perso la vita, e il numero esatto delle vittime deve ancora essere accertato. Alcune città sono state completamente distrutte con conseguenze tragiche per gli abitanti, e più di 2000 aree presentano slittamenti del terreno, mettendo in ulteriore pericolo la popolazione rimasta.
Dopo i difficili anni della guerra, dopo aver con tanta fatica rinnovato i potenziali produttivi, le infrastrutture, le istituzioni sanitarie, scolastiche e culturali, dopo aver ripristinato l'agricoltura, tutto ciò e' andato nuovamente distrutto da questa immane tragedia che ha colpito quasi la metà del Paese. In più si sono dissestate numerose aree minate durante la guerra, rappresentando così un pericolo serio e una minaccia per la sicurezza.
La lotta con l'acqua continua sul terreno, e si sta tentando di aiutare la popolazione in pericolo attraverso la solidarietà di tutti gli abitanti della Bosnia ed Erzegovina e con gli aiuti internazionali che si attendono dagli amici all'estero. La ricostruzione della Bosnia ed Erzegovina, dopo questa catastrofe, e' unicamente possibile con l'aiuto di tutti gli stati e di tutte le persone di animo generoso che si trovano nella situazione di poterlo offrire, perché oggettivamente il nostro paese ha delle capacità molto limitate per realizzare da solo questa impresa.
La Bosnia ed Erzegovina ha bisogno di tutti i tipi d'aiuto: aiuti finanziari, medicine, equipaggiamenti medici, macchine per la difesa dall'inondazione, apparecchi per la purificazione dell'acqua, mezzi per la disinfestazione e l'igiene, come anche di tutto quant'altro occorrente per le popolazioni in pericolo di vita e di salute.
Il popolo italiano con il quale i popoli della Bosnia ed Erzegovina sono tradizionalmente legati nell'amicizia, nel buon vicinato e nella famiglia europea dei popoli, ha sempre sostenuto il nostro Paese nei tempi difficili. Perciò facciamo appello alla solidarietà e all' aiuto anche in questo momento difficile, quando non possiamo fare da soli quello che e' necessario per rispondere alle necessità della popolazione in pericolo e per la ricostruzione del Paese per il proseguimento della vita in quelle zone sinistrate.
Gli aiuti si può inviare attraverso l' Ambasciata di Bosnia e Erzegovina a Roma e il Consolato Generale della Bosnia e Erzegovina a Milano.
Il Consolato Generale della Bosnia ed Erzegovina a Milano i cui recapiti troverete in seguito, in cooperazione con le organizzazioni umanitarie e le società di amicizia coordina l' invio di aiuti materiali alla Bosnia ed Erzegovina.
Consolato generale di Bosnia ed Erzegovina
Via Luigi Galvani 21, 20124 Milano
tel: 02 66 982 826, fax: 02 66 984 688, mail: gco.milano@mvo.gov.ba
Gli aiuti finanziari si possono effettuare tramite il bonifico sui seguenti conti correnti:
AMBASCIATA BOSNIA ED ERZEGOVINA
IBAN: IT 92 H 02008 05001 000080567138
Codice BIC/SWIFT: UNCRITM1B86
CONSOLATO GENERALE DELLA BOSNIA ED ERZEGOVINA
UNICREDIT IBAN: IT 28 C 02008 01641 0000 40446592
Codice BIC/SWIFT: UNCRITM1241
Oppure
Tramite il servizio Pay Pal le cui istruzioni si trovano sul sito web del Ministero degli Affari Esteri di Bosnia ed Erzegovina www.mvp.gov.ba
La Bosnia ed Erzegovina ringrazia vivamente il Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana e il Ministero degli Affari Esteri per l' aiuto iniziale che e' stato inviato al nostro paese, che ritiene un grande gesto di amicizia. Spera nella continuazione di questa relazione e in anticipo ringrazia per i futuri contributi.
L' Ambasciata della Bosnia ed Erzegovina e il Consolato Generale della Bosnia e Erzegovina a Milano esprimono il rispetto e la gratitudine ad ogni sostenitore dall' Italia amica, per ogni aiuto alle popolazioni in pericolo della Bosnia ed Erzegovina.