Rieccoci, dopo qualche giorno di pausa, o meglio di duro lavoro. Il workshop (http://www.foundryphotoworkshop.org) è iniziato domenica 14 luglio e si è concluso ieri con una festa finale alla pivovara (birreria) di Sarajevo, dove si produce la "sarajevsko pivo" e dove si mangia discretamente bene a un prezzo decente (14 euro per un piatto e due birre grandi). Sono molto soddisfatta sia del workshop che dell'esito finale inaspettato e ringrazio tantissimo Adriana, la mia insegnante, per tutto quanto. Ma, bando a ciance, qui mi voglio limitare solamente ad alcuni suggerimenti pratici per coloro i quali hanno voglia di partecipare a un workshop di fotogiornalismo in futuro. Ed è soprattutto un promemoria per me stessa.
0) Se il workshop si tiene in un paese che non è il proprio documentarsi con molto anticipo. E quando dico documentarsi non intendo guardare la bbc o rai1 o leggere "Repubblica" piuttosto che "il fatto quotidiano". Vuol dire leggere libri, leggere su Internet le testimonianze delle persone che ci sono state, preferibilmente del luogo, meno magari le versioni ufficiali (normalmente una).
1) Imparare, se possibile, la lingua del posto, fondamentale per comunicare con le persone e, se il workshop è internazionale, imparare l'inglese.
2) Avere un progetto solido e, allo stesso molto concreto, una piccola storia significativa da raccontare, non un concetto astratto generale che, se va bene nel medio-lungo periodo, nello spazio di cinque giorni non porta invece da nessuna parte. In questo contesto, avere anche una seconda o terza opzione, se ci si rende conto che la prima non funziona per un motivo o per l'altro.
3) Avere bene in mente che ogni singola foto deve raccontare la storia nel modo più completo possibile, quindi usare un'ottica appropriata come il 35mm (ma questo è molto personale)
4) Di fronte a una situazione problematica non aver timore di tirarsi indietro. I fotografi non sono eroi, sono fotografi. E non sono nemmeno sciacalli che mettono in difficoltà altre persone per raggiungere i propri scopi personali.
5) Scattare molto perchè il tempo è poco e perchè non c'è la certezza di poter tornare "sul luogo del delitto". Questo non significa scattare tutto quello che passa davanti agli occhi, ma fare più scatti di una situazione interessante, di varie situazioni interessanti. Ovvio, quindi, avere una batteria di ricambio e schede di memoria in abbondanza (più schede con poca memoria, in modo da evitare di perdere tutto il lavoro se una delle schede si danneggia)
6) Ascoltare con molta attenzione i suggerimenti dell'insegnante. Il fatto di fotografare da 1-10-100 anni non significa aver capito tutto della fotografia, nè che esiste un unico punto di vista in materia. Contemporaneamente, guardare con attenzione il lavoro degli altri, anche se non corrisponde al proprio genere e se il soggetto è diverso. Guardando le fotografie degli altri si impara moltissimo.
7) Non buttare via le foto tecnicamente imperfette (rumore, sfocature, mossi, muri storti, etc).... MAI e quando dico MAI, dico MAI.
8) Vestirsi e atteggiarsi in maniera appropriata, evitare la spacconeria, la saccenza, il manierismo, l'arroganza, la scortesia . "Io sono qui per raccontarti non per raffigurare i miei fatti personali", questo è il messaggio chiaro che deve essere trasmesso al soggetto.
9) Se il soggetto è una persona che vive da sola, cercare di non fotografare solo lui o lei, diventa noioso e ripetitivo. Concentrarsi su altri dettagli, sugli oggetti che la circondano, sulle persone che frequenta, sui vicini di casa, sull'ambiente, in modo da riuscire a dare un quadro generale della situazione.
10) In caso di difficoltà rivolgersi all'insegnante senza esitazione (non è lì per giudicare la nostra capacità di risolvere i problemi e, magari, ha tanta di quell'esperienza e di situazioni analoghe alle spalle che è sicuramente la persona più adatta cui far riferimento).
11) Per quanto possa essere difficile in certi casi (e lo è davvero) cercare di non lasciarsi coinvolgere più del necessario, solo quel tanto che basta per capire le cose. Se la situazione è molto pesante, dopo aver concluso il lavoro, trovare una valvola di sfogo, che sia pure quella di lavarsi le mutande, non importa. L'importante è che la mente si liberi.
Suggerimenti per i viaggiatori in generale:
a) se volete regalare qualcosa da mangiare alle famiglie povere che vi accolgono nella loro casa e vi offrono anche il caffè, NON portate biscotti e altri dolci, ma piuttosto frutta, crackers, latte in abbondanza. I dolci fanno venire la carie, i poveri non hanno soldi per il dentista;
b) se si viene minacciati da un gruppo di cani randagi NON scappare, ma fermarsi immediatamente, guardare da un'altra parte e muoversi molto lentamente, non appena la minaccia si fa più lontana (ma porca miseria che strizza sapete dove...);
c) in zone di guerra, o dove c'è stata una guerra, NON andare in mezzo ai prati e ai boschi (ci potrebbero essere mine), ma rigorosamente attenersi alle strade asfaltate e ascoltare le indicazioni delle persone del luogo. Nel dubbio NON farlo;
d) avere fiducia nel genere umano: è molto meglio di quanto si possa pensare stando rinchiusi fra le pareti della propria casa guardando la televisione.